I tre cervelli in azienda

I tre cervelli in azienda

Governare i comportamenti automatici

In ogni gruppo, si tende a considerare solo due fattori il ruolo e la personalità. Alla luce dei numerosi studi delle neuroscienze, ne va aggiunto un terzo: la specie, che incapsula in ognuno di noi automatismi innati già presenti alla nascita, con caratteristiche universali, uguali cioè ai nostri simili in tutto il mondo.
In ogni gruppo di lavoro, in ogni azienda, il campo di complessità è dato dalle funzioni che per natura ereditiamo dai nostri antenati: per esempio, certa voracità per tornaconto materiali, oppure il senso divisivo di molta emotività, le repliche piccate di quando siamo criticati, o infine dare colpe agli altri per i flop racimolati. Nei gruppi di lavoro, pulsano quindi tre cervelli, che è bene conoscere, e mettere in conto, quanto prima!
La formazione, oltre ad una premessa scientifica, aggiunge una prima rosa di elementi di “management comportamentale”, tradotti con strumenti.

OBIETTIVI
Introdurre la mappa dei “tre cervelli”. Comprendere quanto i comportamenti nei gruppi siano provocati da tre forze innate, diverse e antagoniste tra loro. Costruire insieme le prime tecniche di “management comportamentale”

PROGRAMMA
Unità 1
Più volte al giorno, avanti e indietro, sotto e sopra:
• Prime basi, le tante spinte a crescere e anche a regredire
• I tre cervelli di MacLean, tre ere diverse, una sopra l’altra
• I tre comportamenti autonomici di Porges
• La mappa del cervello felice
Unità 2
Tecniche di “management comportamentale”:
• Nesso fare-parlare, moderatore di eccessi e generatore di
risorse
• Ingaggio sociale, mettere insieme corpo, emozioni, ragione
• Facilitare, sinonimo di “spinta gentile”
• Valorizzare i tre cervelli nelle riunioni produttive
• Curare i tre cervelli con le riunioni di ascolto
• L’arte di collegare e connettere i tre cervelli
• La cassetta degli attrezzi essenziale
• Casi concreti, applicazioni e modalità operative in azienda

Docente:
Pino De Sario
Consulente in facilitazione, già docente Università di Pisa. Per dieci anni ha insegnato all’Università di Pisa “Strumenti di facilitazione del conflitto”. Svolge attività scientifica metodologica in campo organizzativo e sociale. Si occupa di competenze comportamentali applicate con particolare rilievo ai temi della trasformazione delle negatività e della facilitazione dei gruppi.
Nel 2005 codifica il modello della “facilitazione esperta”. Dal 2012 approfondisce i temi della gestione della negatività, nel 2017 codifica l’union-making. Membro della Società Italiana di Biosistemica, docente presso diversi Master universitari, conduce training di formazione sulla facilitazione e sui temi collegati. Direttore della Scuola Facilitatori.

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